Una storia d’amore e di passione. MarinaAbramovìc & Ulay, l’Arte. #wearesocial 🎨

L’amore lo racconto attraverso gli occhi di Chi fa l’arte, di chi brucia di passione, di chi c’ha dentro la scintilla, un briciolo di pazzia e una luce che illumina anche l’angolo più buio. E’ la storia di Marina Abramovìc, che non può non cominciare dalla storia del suo funerale, che ancora non è avvenuto per la fortuna dell’arte contemporanea.

Dopo essere stata al funerale di una sua amica, Marina ha immediatamente pianificato nei minimi dettagli il suo funerale e l’ha comunicato ai media. Non è da tutti, è da Marina Abramovìc, e come tale non ha nulla di convenzionale. Al suo funerale vi sarà una performance live del cantante Antony Hegarty, il dress code è multicolore e i corpi di Marina saranno 3, sì 3. Uno, ovviamente il suo, e 2 falsi. Si tratta d’una Marina Abramovìc bambina, una adolescente e una matura, e andranno sepolti nelle 3 città in cui ha vissuto, Belgrado, Amsterdam e NewYork. Nessuno mai dovrà sapere dove verrà sepolto il suo vero corpo. Questa sarà l’ultima, la più grande performance della GrandMother Of Performance, come lei stessa si è definita, lei che ha inventato la performance, quando ancora era impensabile. E’ stata una donna visionaria, negli anni ’70 scappa dalla Jugoslavia di Tito  e dalla sua famiglia vicina al regime e arriva ad Amsterdam, dove comincia le sue prime performance, un estremo tentativo di esperimenti sociali che portava a scovare e segnare i limiti più lontani della natura umana (serie di Rhythm). È ad Amsterdam che incontra Ulay, artista tedesco. Intraprendono una relazione artistica, e amorosa. Il raggiungimento del sublime a cui agogna ogni animo sensibile.

Il loro amore è simbiotico, profondo e passionale, sensibile e violento, alimentato dall’estro creativo e dal genio artistico di Marina e innescato dall’intransigente stravaganza di Ulay. Si conobbero il giorno del compleanno di Marina, giorno che strappava ogni anno dall’agenda, perchè a suo dire era sempre stato infelice, fino ad allora. Lei restò subito colpita da Ulay, che portava barba e capelli lunghi da una parte del viso, e dall’altra no. Lui fu folgorato dalla sua genialità. Cominciarono le prime performances insieme all’interno delle quali si verificano innumerevoli turbini d’emozioni.

L’amore era immenso e forte come pochi, perchè nonostante messo alla prova dalla ricerca dei suoi limiti e della sua resistenza nelle performances dei due, ha resistito duramente. Marina e Ulay si sono posti nudi all’ingresso della porta d’una galleria d’arte di Bologna, la performance era verificare come avrebbero reagito i visitatori e da quale lato avrebbero scelto di porsi entrando dalla porta; e intanto i due, nudi e immobili, si fissavano negli occhi. I due hanno legato i propri capelli in una sorta di unico dread e sono rimasti seduti, senza parlare e legati come un solo corpo per più di 8 ore. Si sono schiaffeggiati, seduti a terra l’uno di fronte all’altra per altrettanto lungo tempo, ritmando i colpi, ed ad ogni schiaffo nasce un’espressione, si partorisce un’emozione. Si sono urlati contro finchè il fiato li ha sostenuti, fin quando, a loro dire, non percepivano più la loro voce, ma un oggetto sonoro qualsiasi, guardandosi sempre negli occhi. Hanno respirato per ore nelle loro bocche, come se fossero intubati l’uno all’altra, l’uno l’unica speranza di vita dell’altra. Spesso dopo le loro performances hanno parlato di provare a riuscire a toccare il limite che porta alla telepatia tra le persone, è l’idea per due come loro non è così lontana dalla plausibilità.

Con queste performances il loro amore ha toccato l’intimità più segreta che può nascere tra due persone. Si sono tuffati nei loro occhi fino quasi ad annegare; sono stati un’unica e sola cosa per scelta, per l’amore dell’arte e per l’amore che gli ha concesso di pensare a quest’impresa per primi; hanno riposto la propria vita nelle mani dell’altro; si sono urlati contro tutto l’amore, tutto l’odio, tutta la riconoscenza, tutta la felicità, il rancore e la stanchezza, e con un ultimo sibilo la speranza, la speranza d’aver superato tutto e di resistere ancora. Un’unione senza pari, che va oltre la condivisione d’un letto, e parlo dei matrimoni trentennali d’un tempo, quelli che oggi quasi non esistono più. Sono andati oltre qualsiasi poesia recitata, canzone dedicata o sacrificio fatto per amore. Loro in quel momento erano l’Amore. Abbandonati per scelta l’un l’altra in un vortice di vita e creatività solo,indomabile e incontrastabile.

Marina ha sostenuto in numerose interviste che ad ogni performance la loro unione artistica diveniva più prolifera e dava il meglio, ciò che ne risentiva era la loro unione, quell’amorosa. Ogni performance entrava a fondo, forse dove nemmeno la persona stessa è pronta ad arrivare. Ogni performance esautorava l’amore, lo sfiniva. Era nato il bisogno d’abbandonare quella profondità e darsi alle cose futili ed effimere, fin quando l’unica scelta valida fu interrompere quell’unione portata avanti da 12 anni. Da artisti visionari e da giganti dell’amore scelsero di concludere la loro storia percorrendo la muraglia Cinese l’uno da un capo e l’altra dall’altro, incontratisi nel centro si sarebbero detti addio. Ci vollero 8 mesi di trattative, e 3 mesi di viaggio per percorrere la Grande Muraglia e dirsi addio. Pensarono e sviscerarono ogni elemento durante la torbida  e liberatoria camminata. Forse rivedendosi, tutto poteva tornare come prima, potevano tornare ad amarsi follemente. S’incontrarono, ed Ulay confesso a Marina che l’interprete conosciuta durante i viaggi in Cina era incinta di suo figlio. Le chiese cosa fare e lei gli disse “Non lo so, io me ne vado”. Ulay la sposò. Questa performance si chiama Lovers.

Entrambi si fecero le loro vite, amarono di nuovo, forse non uguale a prima, ma ciò non voleva dire che fosse meno intenso. La magia dell’amore forse è proprio questa, la capacità di rigenerarsi e di tornare a brillare, con una luce diversa, ma non per questo meno intensa.

Ma la storia d’amore che stavo raccontando non è ancora finita. La conclusione s’è avuta 8 anni dopo la loro separazione, 20 anni dopo da quando s’erano conosciuti, amati ed odiati. E’ avvenuta durante la mostra dedicata a Marina Abramovìc al MoMa di NewYork, dove lei mise in atto la performance “The Artist is Present”. Alla fine del percorso tra le sale che raccontavano la sua storia, c’era lei seduta ad un tavolo, capelli raccolti e sguardo pieno di tutto. Il visitatore poteva sedersi di fronte a lei e restare lì per un minuto, in silenzio. Alcuni davanti ai suoi occhi, ridevano, altri s’imbronciavano, altri ancora piangevano.

Mentre il visitatore s’accingeva al tavolo lei chiudeva gli occhi, e li apriva una volta ch’era seduto. Tra le visite, nella sala il brusio crebbe, lei chiuse gli occhi, li riaprì e dopo 8 anni nei quali non s’erano mai visti, c’era lui, Ulay.

Raccontare quello che segue è raccontare tutta la storia d’amore, che poco fa ho accennato. Lasciatevi travolgere dall’impeto delle loro indomabili emozioni: The artist is present.

La fine della storia l’hanno raccontata loro in meno d’un minuto, che m’ha colpita profondamente. L’amore vissuto come il loro non si doma ne sì gestisce, lo si vive cavalcando l’emozioni. Due anime affini come le loro hanno avuto la fortuna di incontrarsi, d’amarsi e di sognare il futuro e metterlo in atto. Come ogni cosa fatta con la passione e l’ardore di vivere, la fine del loro amore ha lasciato macerie, che come ogni altra cosa, dopo un pò di tempo, hanno lasciato il posto al sereno. Marina e Ulay si sono alimentati e distrutti, e se la distruzione è stato il dazio da pagare, che ben venga perchè hanno vissuto davvero, e questo non ha prezzo. Le persone come loro per essere felici non possono scendere a compromessi e optare per una quieta esistenza. Se avessero scelto la sicurezza d’una vita semplice, avrebbero rinnegato la loro natura e non si sarebbero mai incontrati. Le persone come loro portano gioia, dolore, guai, risate, angoscia, felicità. Portano la vita, e hanno bisogno di vita. Hanno bisogno d’innamorarsi, più volte al giorno, e della stessa persona. Devono fare ciò che piace loro, perchè è lì che s’esprimeranno al meglio. Devono sapere che tutto non è abitudine, e che al di là della necessità, c’è una vita piena d’emozioni ad aspettarli. Devono restare soli, e scoprire i limiti della libertà, per poi scegliere qualcuno d’altrettanto libero con cui viaggiare tutta la vita.

11 pensieri su “Una storia d’amore e di passione. MarinaAbramovìc & Ulay, l’Arte. #wearesocial 🎨

  1. Una bellissima storia che ho conosciuto solo dopo aver visto il video sul loro ri-incontro durante la performance di The artist is present e che mi aveva toccato profondamente. Quanto si sono detti con quegli sguardi. Bel post, grazie!

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  2. “La fine della storia l’hanno raccontata loro in meno d’un minuto, che m’ha colpita profondamente. L’amore vissuto come il loro non si doma ne sì gestisce, lo si vive cavalcando l’emozioni. Due anime affini come le loro hanno avuto la fortuna di incontrarsi, d’amarsi e di sognare il futuro e metterlo in atto”.
    Fra le 3/4 cose che sono per me il simbolo dell’amore c’è questo video…

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